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Caporalato: via libera alla legge contro lo sfruttamento

Caporalato: via libera alla legge contro lo sfruttamento
Autore: Anna Lisa Minutillo - Redazione Politica
Data: 22/10/2016

Risale a pochi giorni fa il via libera definitivo da parte della Camera, il ddl contro il reato di caporalato diventa legge.

Quasi come se si fosse rimasti fermi nel tempo in questo paese dove ogni occasione diventa papabile per sfruttare ed approfittare delle condizioni disastrose in cui spesso si vengono a trovare gli immigrati una volta giunti da noi, senza valigie ma con un carico di aspettative e sogni.

Peccato che questa situazione ora riguardi anche cittadini italiani piegati dalla crisi , da questo difficile momento sociale, culturale e politico che mostra loro quello che solitamente è solo un modo per portare profitto a chi già di denari ne possiede ,( e molti anche ) una paga minima una come una forma di sostentamento .

Cambieranno molte cose con il riconoscimento del caporalato esercitato come sfruttamento lavorativo perpretato ai danni di chi si trova in una situazione di reale bisogno il tutto il più delle volte condito con atti intimidatori o violenti . Viene prevista la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato per chi recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni.

Si avrà finalmente una maggiore attenzione alle condizioni igieniche e sanitarie presso i luoghi in cui il lavoro viene svolto, si guarderà alla mancata retribuzione (spesso non adeguata al lavoro prestato),ed anche allo stesso orario di lavoro che non prevede pause e riposi al momento.
I giudici ove riterranno il caso potranno confiscare i beni del proprietario del terreno, fino ad arrivare al controllo giudiziario dell’azienda.

Sarà aggiunto il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro commesso con violenza e minaccia tra quelli per cui è obbligatorio l’arresto in flagranza.

Si prenderanno in considerazione la responsabilità dell’azienda e gli indennizzi alle vittime accertandosi e pretendendo che il lavoro venga svolto in una rete agricola di qualità. Saranno introdotte nuove vie sperimentali di intermediazione del lavoro agricolo, affinché si promuova la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

Con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. L’obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento ulteriore della manodopera anche straniera. Il piano presentato dai ministeri del lavoro, delle Politiche agricole e dell’Interno sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali nonché delle organizzazioni di terzo settore.

Sono trascorsi decenni alla ricerca di riconoscimenti per chi svolge il lavoro di bracciante , quasi come se queste persone non fossero nemmeno considerate persone ma solo esecutori materiali del lavoro più duro da svolgere nei campi, spesso sotto il sole senza pause , in condizioni davvero discutibili, fatti vivere in baracche improvvisate dove il più delle volte manca l’acqua e l’illuminazione e per avere diritto ad un pasto o a ciò che viene definito extra viene sottratta la maggior parte della già discutibile paga.

Facciamo un salto nel tempo e vediamo la definizione che viene data alla parola caporalato.

Il caporalato, era un sistema informale di organizzazione del lavoro agricolo temporaneo, svolto da braccianti inseriti in gruppi di lavoro (squadre) di dimensione variabile (da pochi individui a diverse centinaia). Si fondava sulla capacità del “caporale” di reperire la manodopera a basso costo, per le prestazioni agricole presso i proprietari terrieri e società agricole. Il caporale agisce come mediatore illegale di manodopera e gestore dei lavori secondo le richieste dell’imprenditore agricolo. Il caporale ingaggia per conto del proprietario i braccianti e stabilisce il loro compenso del quale tiene per sé una parte che gli viene corrisposta sia dal proprietario che dai braccianti reclutati.

Dalla seconda metà del ‘900, con lo sviluppo del diritto del lavoro, la pratica del caporalato è progressivamente emersa come attività della criminalità organizzata volta all’elusione della disciplina sul lavoro, mirante allo sfruttamento illegale e a basso costo di manodopera agricola. I salari elargiti ai lavoratori (‘giornate’) sono notevolmente inferiori rispetto a quelli del tariffario regolamentare e privi di versamento dei contributi previdenziali.

Insomma la vecchia formula ancora attuale ed attiva in un paese che sostiene di tenere il passo con le altre nazioni e pensa addirittura a volte di essere il fiore all’occhiello di giacche che poco hanno a che fare con questo tipo di situazioni.

Suddiviso per situazioni ed esistente in tutta la penisola il caporalato vede protagoniste sia le regioni del nord che quelle del sud a volte cambia solo in base alla regione stessa la forma di lavoro che viene reclutata ma il concetto non cambia così come non cambia la forma di sfruttamento che viene messa in atto.
Italia settentrionale

Ogni anno a Milano con l’avvicinarsi del Salone del Mobile, Rho diventa la maggior piazza del caporalato in città e situazioni di sfruttamento le abbiamo viste anche alla famosa Expo in cui sono stati reclutati giovani studenti che prestavano lavoro per numerose ore al giorno spesso retribuite con voucher oppure con like su fb per dare modo di essere riconosciuti dalle aziende che ricercavano personale con il sogno di poter avere una via privilegiata rispetto ad altri candidati .

Il caporalato è apparso nelle cronache giornalistiche nel maggio del 1980: quando tre ragazze di Ceglie Messapica in Puglia persero la vita in un autobus dei caporali. Il 17 luglio alcuni caporali tentano di investire dei lavoratori e dei sindacalisti di Villa Castelli durante una manifestazione contro il fenomeno, dopo aver rivolto nei loro confronti ripetute minacce di morte. Il 21 luglio sempre a Villa Castelli otto caporali armati di pistola aggredirono i sindacalisti della CGIL e assaltarono la sede locale del sindacato. Nel 1982 un caporale prima di suicidarsi piazzò 11 ordigni a Villa Castelli nei pressi delle residenze esponenti del movimento anti-caporalato. Il fenomeno non fu sradicato interamente e il 5 giugno 2011 nell’ambito dell’operazione Little Castle dalla Guardia di Finanza sono sequestrati beni per un totale di un milione e mezzo di euro.

In Calabria nel gennaio 2010 i lavoratori extracomunitari di Rosarno organizzarono una serie di manifestazioni contro i caporali, la tensione sfociò in una escalation di violenza tra braccianti e abitanti del piccolo centro calabrese. Il 26 aprile 2010 furono arrestati a Rosarno 30 caporali, sfruttavano lavoratori extracomunitari che erano costretti a lavorare in condizioni disumane nei campi, raccogliendo agrumi coltivati nel rosarnese, con turni di lavoro pari a 15 ore al giorno, l’inchiesta consentì di fare luce su un sistema di truffe perpetrate ai danni degli enti previdenziali. Sul piano patrimoniale, sono stati sequestrati duecento terreni e venti aziende agricole per un valore complessivo di 10 milioni di euro.

Questi alcuni dei fatti che si sono svolti nel corso degli anni, queste le situazioni di vita che sembrano essere assurde in un paese che si arroga il diritto di parlare di lavoro ma che spesso ne priva i suoi abitanti solo per fare profitto .

Persone usate come forma di arricchimento, persone che oltre ad essere derubate della dignità vengono spesso derubate anche della salute persone che devono tacere affinchè si possa andare avanti subire ed ubbidire a tutti i costi se si vuole sopravvivere sembra proprio essere questa la piega che ha preso la vita in questi ultimi tempi tutti schiavi, i nuovi schiavi del nuovo millennio.

“Ogni giorno cominciamo il lavoro di pulitura dell’uva all’alba, verso le cinque, e dovremmo terminare alle undici, per poi riprendere alle quattro del pomeriggio e terminare alle sette. Il condizionale è d’obbligo. In realtà ogni giorno lavoriamo in media un’ora in più – che non ci verrà pagata – e, se si calcolano anche i tempi necessari allo spostamento per coloro che vengono dai paesi più lontani, la paga – già misera – di cinque euro l’ora, scende a tre. Ma “a chi non sta bene” tale situazione “può rimanere a casa” – questa è la risposta del datore di lavoro”..

Questo lo stralcio della testimonianza di una raccoglitrice di uva in Puglia una persona italiana che è costretta a fare questo lavoro oppure ad andare a rubare per poter sopravvivere e mandare avanti la sua famiglia ma per chi è onesto la seconda opzione non viene presa in considerazione ed allora si trova anche la forza per cantare per scandire il tempo che sembra non trascorrere mai prima di poter raggiungere la propria abitazione (per chi ne possiede una) la sera sfiniti e senza nessuna voglia di dipingersi soddisfatti della propria giornata ma sentendosi solo merce di scambio.

Spostiamoci in Toscana e vediamo come ad essere “ingolositi” da questo sistema di reclutamento di forza lavoro a volte siano anche gli stessi stranieri nei confronti di altri immigrati. Sarebbero stati impiegati anche nei terreni dell’azienda agricola di Sting, tra le province di Firenze, Siena e Arezzo, alcuni lavoratori extracomunitari sfruttati dal gruppo di pakistani coinvolti nell’inchiesta della procura di Prato, anche se la star sarebbe stata all’oscuro di quanto avveniva. Questo si è appreso nell’ambito dell’inchiesta sul caporalato condotta dalla procura di Prato.

Durante una conferenza stampa il sostituto procuratore Antonio Sangermano, titolare dell’inchiesta, si era limitato a spiegare che gli inquirenti “erano stati informati del fatto che alcuni di questi lavoratori avrebbero prestato la propria opera nei terreni di una famosa star internazionale che però era all’oscuro di tutto e non era presente. Abbiamo verificato tutto con scrupolo ed escludiamo nel modo più assoluto ogni sua responsabilità rispetto ai fatti in oggetto”.

Il fatto lo avrebbero commesso altrettanti ‘faccendieri’, due uomini ed una donna (tra loro anche un investigatore privato), che secondo l’accusa avrebbero tentato in ogni modo di convincere il caporale Tariq Sikander a farsi assistere da loro e ad abbandonare il proprio legale. Secondo quanto si apprende da fonti investigative i tre intermediari erano stati ingaggiati dai vertici di ‘Coli spa’ per cercare di convincere il pakistano ad allontanare le responsabilità dell’azienda dal sistema emerso durante le indagini. A Sikander – che dopo il suo arresto nel maggio scorso ha cominciato a collaborare con la giustizia – negli ultimi mesi, sempre secondo l’accusa, sarebbero stati offerti molte volte dei soldi: in un’occasione diverse decine di migliaia di euro.

Soldi che girano, senza tenere in considerazione minimamente le persone, la solita tattica del vince chi è più furbo, il solito sistema che tende ad appiattire tutta la società ed a renderla solo vittima di menti senza scrupoli che chiedono di lavorare, a questo siamo ridotti intanto che si sfila nelle altre nazioni senza rendersi conto di ciò che accade nella nostra.

La nuova legge prevede anche che le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. Il piano presentato dai Ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Politiche agricole alimentari e forestali e dell’Interno, sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali, nonché delle organizzazioni di terzo settore.

Questo è ciò che ci auspichiamo che ci sia realmente una sorveglianza attenta ed attiva per porre fine ad un fenomeno che indisturbato va avanti da troppo ormai che spersonalizza le persone e che usa l’arma del ricatto per tenere a se coloro che proprio perché svolgono il lavoro più faticoso andrebbero tutelati ed assistiti indipendentemente dal colore della pelle .

Anche le reazioni dei sindacati sono entusiaste :”Finalmente una legge buona e giusta che ci aiuterà nella difesa dei lavoratori italiani e stranieri sfruttati da imprenditori privi di scrupoli, da caporali che lucrano sulla loro povertà e sul loro bisogno di lavoro, dalla criminalità organizzata”, afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Mentre di ”fatto di grande importanza” che rappresenta “un vero traguardo di civiltà” parlano, in una nota congiunta, la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, e il segretario generale della Fai-Cisl, Luigi Sbarra e il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza definisce la nuova legge ”straordinario passo in avanti”.

Speriamo che si possa davvero porre fine ad una situazione che di umano non ha nulla.




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